Vitamina D:
anche i bambini ne hanno bisogno

Vitamine

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Più del 50% della popolazione pediatrica italiana manifesta un quadro di carenza di vitamina D, in particolare nella fascia d’età adolescenziale. Una situazione di preoccupazione evidenziata, nel 2015, da un consensus delle Società scientifiche dei pediatri, che denota una scarsa aderenza ai Livelli di Assunzione di Riferimento dei Nutrienti (LARN) della vitamina D3. Una modalità d’azione, suggerita dagli esperti, si basa sulla messa in atto di misure preventive.

Conseguenze di una carenza di vitamina D

Le conseguenze cliniche di una carenza di vitamina D comportano una maggiore incidenza di patologie a carico delle ossa e del corrispondente metabolismo, come il rachitismo e la riduzione della massa ossea. La ridotta acquisizione di massa ossea fin dalla tenera età può anche indurre un maggior rischio successivo di incorrere in osteopenia, osteoporosi e fratture. Il deficit vitaminico, inoltre, espone i bambini a un ampio spettro di disfunzioni extra-scheletriche a esordio giovanile, come l’asma, infezioni respiratorie, dermatite atopica, obesità e diabete di tipo 1, ma anche malattie infiammatorie intestinali e celiachia. Si comprende dunque l’importanza di un adeguato apporto di vitamina D la cui carenza si riflette sul funzionamento dell’intero organismo.

Le fonti naturali della vitamina D

Il primo strumento per evitare l’ipovitaminosi D è l’esposizione alla luce solare. Fattori di carattere culturali, abitudini di vita errate, così come l’istituzionalizzazione prolungata, impediscono ai bambini di ricevere un’adeguata esposizione al sole. Da considerare inoltre che, con rare eccezioni come l’olio di fegato di merluzzo o i pesci d’acqua salata, gli alimenti rappresentano una fonte trascurabile di vitamina D. Persino il latte materno contiene quantità insufficienti della vitamina.

La prevenzione per bambini e adolescenti

Che fare allora? Prima di tutto gli specialisti consigliano di valutare lo stile di vita dei bambini e degli adolescenti per correggere i fattori modificabili, in primis la scarsa esposizione alla luce solare. Meglio approfittare sempre di una giornata soleggiata all’aperto, esponendo al sole almeno le gambe e le braccia: una buona soluzione per contrastare il deficit. Un’ulteriore opportunità, quando permangono fattori di rischio di ipovitaminosi, consiste nell’integrazione alimentare. Gli esperti consigliano di fornire un’integrazione di 15 mcg al giorno da 1 a 17 anni d’età e 10 mcg nel secondo semestre di vita (SINU). Le stesse raccomandazioni possono essere espresse anche in forma di UI (Unità Internazionali): 600 UI dopo il primo anno fino a 17 anni e 400 UI nel primo anno di vita. Salvo condizioni particolari, che richiedono dosi maggiori di vitamina D attraverso l’impiego di supplementi.


Bibliografia

Manuale MSD, (def. Vitamina D) https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-nutrizionali/carenza,-dipendenza-e-tossicit%C3%A0-vitaminica/vitamina-d

Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), 2014. Tabelle LARN 2014 (def. Vitamine) https://sinu.it/2019/07/09/assunzione-raccomandata-per-la-popolazione-pri-e-assunzione-adeguata-ai/

Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) e Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), 2015. Consensus – Vitamina D in età pediatrica https://www.sipps.it/pdf/rivista/anno10/2_3ss_2015.pdf

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